Alice nella casa dello specchio
Regia di Emanuele Conte
Costumi di Bruno Cereseto
Musiche di Andrea Ceccon
Movimenti coreografici di Susanna Gozzetti
Con Marina Remi Nicholas Brandon, Bruno Cereseto, Giuliano Fossati, Fabio Fusco, Susanna Gozzetti.

Pochi testi come i due libri di Alice scritti da Lewis Carroll, “Alice nel paese delle meraviglie” (1865) e “Alice attraverso lo specchio” (1871), sintetizzano il fascino ambiguo del racconto, del teatro, dell’infanzia. La fascinazione narrativa irretisce il lettore attraverso la carica ironica del linguaggio, le combinazioni spiazzanti del non-sense e lo proietta in uno spazio letterario dalle coordinate sparigliate. Testi ambigui e ricchi di risvolti fantasmagorici che il regista Emanuele Conte ha saputo imprigionare e sviluppare sulla scena della sua “Alice nella casa dello Specchio”. Un viaggio fantastico dove la provocazione intellettuale prende forma nelle mosse di una partita a scacchi. La deliziosa Alice -bambina e adulta, vittima di ogni sorta di imprevisto- è un personaggio sospeso tra la meraviglia infantile e la serietà che deriva dall’affrontare tutti i trabocchetti spazio-temporali degli strani e inquietanti personaggi che abitano il paese “al di là dello specchio”. È nell’invenzione del commiato dell’autore al suo personaggio che il regista ci consegna la cifra della sua rivisitazione teatrale: un invito a vedere anche in quell’altro mondo, quello oltre lo specchio, lo stesso spirito da “paese delle meraviglie” che ci può spingere a continuare a giocare il serissimo gioco dell’infanzia. Proprio questo alternarsi di contrasti è alla base dell’idea di messa in scena: la scenografia, una scacchiera grande quanto il palcoscenico e ideata dallo stesso regista, è ispirata a un vertiginoso gioco geometrico a incastri, con colonne girevoli ed elementi mobili a sorpresa, con l’avvicendarsi del bianco e del nero ripreso e duplicato in molteplici soluzioni.

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